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Il Covid ci chiude in casa. La risposta evasiva della danza.

1024 576 Elena Canti

“Non vi è alcun metodo più sicuro per evadere dal mondo che seguendo l’arte, e nessun metodo più sicuro di unirsi al mondo che tramite l’arte”.

JOHANN WOLFGANG GOETHE

Il danzatore è prima di tutto un sognatore. Ed è proprio di questo che abbiamo bisogno ora, di qualcuno che con la sua visione trasporti via la nostra mente da questo mondo oggi piegato dal dolore e dalla sofferenza. Anche solo per un minuto.
Il Covid ci ha chiusi in casa, ma nonostante tutto c’è chi si rifiuta di rimanerci. C’è chi semplicemente ha preso e se n’è andato, senza pensarci due volte. Chi non ha voluto piegarsi al volere di coloro che ci vogliono costretti nelle nostre abitazioni. E che ora è in giro, chissà dove, ignorando ogni regola e raccomandazione. No, non sto parlando dei negazionisti, ma dei ballerini. Cioè di coloro di cui ora abbiamo bisogno. Coloro che possono farci viaggiare anche restando a casa. Ecco a voi la risposta evasiva della danza al Covid-19.

È tempo di emozione con Laura Paglialonga.

Generalmente tutti gli articoli che scrivo nascono da un ragionamento. Questo, invece, è il primo nato da un’emozione. Mi è capitato di vedere, qualche giorno fa, una performance della ballerina Laura Paglialonga. Lei già la conoscevo, perché tiene qualche corso qui in Be Art. Ogni volta che assistevo ad una sua performance ne notavo l’indiscutibile bravura e la passione che muoveva ogni suo passo di danza. Dicevo “wow”, e poi tornavo a concentrarmi sulla mia lezione di aerea. Ecco, dopo aver visto quest’ultima sua performance, invece, non riesco più a pensare ad altro.

E vi giuro che non sto scrivendo di lei dietro compenso, sono io che ne sentivo il bisogno. Il bisogno che anche voi guardaste questo video. Perché, oltre ad essere rappresentativo del momento che noi tutti stiamo vivendo, è qualcosa che va oltre alla bravura e alla passione. Dico questo e mi scuso, perché in realtà non so dirvi bene quale sia l’elemento preciso che distingue questa performance da tutte le altre. Potrebbe essere la tematica, visto che parla di ognuno di noi e ad ognuno di noi. Ma no, non può essere questo. Ci sono tanti altri temi che ci riguardano, espressi tramite la danza, ma che non ci toccano così nel profondo come invece succede con il video che sto guardando ora. È una cosa che forse non si può descrivere, ma che va semplicemente vissuta.

Su Instagram, nella didascalia del post, Laura lo descrive utilizzando queste parole: “Immobilizzati, come quando nei sogni non riesci a correre”. Un’immobilità che ovviamente fa riferimento alla staticità della performance, sviluppata interamente su una sedia, ma non di certo alla sua mente. La mente di Laura sta viaggiando, e noi con lei. La vediamo seduta, chiusa in una stanza, ma la verità è che non sappiamo esattamente dove sia. E forse non lo sa nemmeno lei.

Questo perché quando un ballerino comincia a danzare, non è preoccupato di usare il proprio corpo per rappresentare le azioni così come le descriverebbe l’occhio umano. Non è preoccupato di raccontare una storia seguendo il naturale corso degli eventi. E non è nemmeno preoccupato di seguire un copione preciso, perché altrimenti si chiamerebbe attore. Un ballerino non sa esattamente dove vuole arrivare, ma sa da dove vuole partire, dal concetto che vuole comunicare. E lo trasforma in emozione.

Ed è così che anche noi, seduti sul divano, sdraiati sul letto, o in piedi nella metro, veniamo trasportati in un’altra dimensione. Una dimensione che allo stesso tempo ha la funzione di specchio e di portale, ovvero che riesce simultaneamente a rappresentare sia la realtà che stiamo vivendo, che quella in cui vorremmo vivere, evadere, regalandoci sia un momento di riflessione che di spensieratezza.

In questo video in bianco e nero io ci vedo un sacco di colori, di sfumature. Ci vedo la sofferenza di chi ha contratto la malattia, e il dolore di chi a causa di questa ha perso un proprio caro. Ma ci vedo anche forza e determinazione. La stessa che alla mattina fa alzare dal letto i nostri medici, che ogni giorno sacrificano la propria salute a favore di quella degli altri. In questo video ci vedo la frustrazione di chi ha dovuto chiudere la propria attività, e la disperazione di chi non la aprirà più. Ma ci vedo anche la creatività e la voglia di fare di chi in questi mesi ha saputo reinventarsi, o ne ha avuto l’umiltà. Vedo un video in bianco e nero, ma allo stesso tempo altri mille colori. Vedo la stanza di una scuola da ballo, ma allo stesso tempo altri mille luoghi.

La mente di Laura sta viaggiando. E questo ci fa capire che “quelli che nei sogni non riescono a correre”, in realtà siamo noi. Noi gente comune. Ma è proprio a questo che servono gli artisti: a portare la nostra mente in una dimensione lontana rispetto a quelle che avrebbe potuto raggiungere da sola. E non perché siamo limitati, o più stupidi, ma semplicemente perché abbiamo un modo diverso di pensare. Non a caso si dice che gli artisti abbiano sempre una propria visione del mondo. Anche se secondo me non è nemmeno solo una, ma infinite. È che fra queste scelgono semplicemente quale mostrarci.

P.S. Ci tenevo a precisare che Laura non ha assunto droghe prima di realizzare questo video. Quando scrivo che “la sua mente sta viaggiando” mi riferisco ad una sua innata capacità creativa, e non al preventivo uso di sostanze stupefacenti. Quindi, se siete indecisi se drogarvi o andare ad una sua lezione, andate ad una sua lezione, che tanto è uguale (ma più salutare).

Una protesta silenziosa che fa ancora troppo poco rumore.

La verità è che il mondo ha bisogno dei ballerini, come di tutti gli artisti, ma non sembra riconoscerlo. Vi ricorderete sicuramente di questa foto, diventata simbolo della protesta avvenuta un paio di mesi fa da parte dei lavoratori dello spettacolo, quando 500 bauli vennero schierati in piazza Duomo, a Milano, per denunciare silenziosamente la crisi di un settore che sembra essere stato abbandonato. Accanto ai bauli 500 artisti, di nero vestiti, in rappresentanza di una categoria ben più ampia, fatta di circa 570mila lavoratori. 570mila sognatori, che forse dopo la pandemia sognano un po’ meno, passando invece la notte svegli a capire come poter tirare avanti. Accanto a loro uno slogan: “Un unico settore, un unico futuro”.

Un’unica verità, direi. Perché se per alcuni la permanenza in casa non è stata poi così male, grazie alla tv, alle piattaforme streaming, ai corsi online, alla quantità abnorme di video che ogni giorno consumiamo sui social, e alle mille possibilità che ci vengono regalate, lo dobbiamo anche e soprattutto a loro.

In questo suo nuovo video Laura è una sola, ma allo stesso tempo assume l’identità di tutti loro e di tutti noi. E lo fa con un rispetto, con un’eleganza e con una delicatezza non scontate. Quindi che dire, se non “grazie Laura”.

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